film
UPSHOT
33 min (Palestina, Italia, Francia, 2024)di Maha Haj
Un cortometraggio che mostra il più bel momento di stupore della storia del cinema.
Il film racconta di una coppia che si ritira in una fattoria isolata, dove si dedica al lavoro dei campi e si impegna in dibattiti appassionati sulle scelte dei propri cinque figli; finché un giorno arriva uno sconosciuto a rivelare una verità straziante.
“UPSHOT” significa “conseguenza”; in questo caso: la conseguenza del dolore.
“Upshot è una storia che ha luogo in nessun luogo. Probabilmente si trova da qualche parte ai margini di un sogno. È il luogo che ho immaginato per i miei personaggi, marito e moglie sulla sessantina che hanno sofferto l’irreprimibile.” (Maha Haj)
Maha Haj (Pal)
figlia di genitori arabi israeliani, ha ottenuto il suo Bachelor of Arts in letteratura inglese e araba presso l'Università Ebraica di Gerusalemme e il suo Master of Arts presso l'Università di Haifa. Ha cominciato la sua carriera nel cinema come arredatrice di scena, lavorando a film come Il tempo che ci rimane (2009) di Elia Suleiman. Nel 2022, ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes per il film Mediterranean Fever. Nel 2024 ha vinto il Pardino d’oro per il miglior cortometraggio al Festival di Locarno.
Maria Nadotti
nata a Torino, ha vissuto a New York dal 1980 al 1992 e successivamente ha passato lunghi periodi in Palestina. Oggi vive tra Milano e Berlino. Giornalista, saggista, consulente editoriale e traduttrice, scrive di teatro, cinema, arte e cultura per testate italiane ed estere, tra cui Il Secolo XIX, Il Sole 24 Ore, Lo Straniero, L’Indice, Artforum, Ms. Magazine, Conjonctures; collabora anche con il settimanale Internazionale.
È autrice di Silenzio = Morte: gli USA nel tempo dell’AIDS (Anabasi, 1994); Cassandra non abita più qui (la Tartaruga, 1996); Sesso & Genere (il Saggiatore, 1996 e Mimesis 2022); Scrivere al buio (la Tartaruga, 1998 e Tamu, 2020); Prove d’ascolto (Edizioni dell’asino, 2011); Trasporti e traslochi. Raccontare John Berger (Doppiozero, 2014); Necrologhi. Pamphlet sull’arte di consumare (il Saggiatore, 2015). È coautrice di Nata due volte (il Saggiatore, 1995).
Ha ideato e curato vari libri, tra cui: Off Screen: Women and Film in Italy (Routledge, 1988); Immagini allo schermo: La spettatrice e il cinema (Rosenberg & Sellier, 1991); Elogio del margine: Razza, sesso e mercato culturale (Feltrinelli, 1998 e Tamu, 2020); Modi di vedere (Bollati Boringhieri, 2004); Dieci in paura (Epoché, 2010); La speranza, nel frattempo. Una conversazione tra Arundhati Roy, John Berger e Maria Nadotti (Casagrande, 2010); Riga 32 - John Berger (Marcos y Marcos, 2012); Sul buon giornalismo. Conversazioni con John Berger e Ryszard Kapuściński (Feltrinelli, 2024) e, in collaborazione con John Berger e Selçuk Demirel, What Time Is It? (Notting Hill Editions, 2019).
Curatrice e traduttrice italiana delle opere di John Berger, nel 2021 gli ha dedicato il podcast “Per John B.” https://www.oktafilm.it/podcast/
Ha ideato e cura la sezione “Prove d’ascolto” di Okta Film, conversazioni a due o tre voci sul contemporaneo. https://www.oktafilm.it/prove-dascolto/
È autrice di due cortometraggi documentari: Elogio della costanza (2006) e Sotto tregua Gaza (2009). G.